L'alimentazione ha un ruolo importantissimo nella lotta contro il cancro.

Lo sviluppo di una patologia tumorale spesso si accompagna alla ricerca di informazioni inerenti la salute e lo stile di vita, compresa l’alimentazione più adatta per supportare i trattamenti o prevenire il rischio di recidive.

È importante che queste informazioni provengano da autorevoli fonti scientifiche, ed è pertanto necessario richiedere informazioni a personale medico-sanitario specializzato.

L’alimentazione può influenzare la patologia tumorale e il suo decorso. Il tumore, infatti, si sviluppa quando i normali sistemi di controllo cellulare falliscono e le cellule, dopo avere accumulato danni genetici, acquisiscono la capacità di moltiplicarsi senza controllo e invadere i tessuti vicini. L’alimentazione fornisce i nutrienti necessari a sostenere tutte le reazioni biochimiche che si svolgono nel nostro organismo e che permettono una normale crescita cellulare. Al contempo un’alimentazione scorretta può influenzare negativamente la nostra salute. In primis l’obesità e il non raggiungimento di un peso adeguato insieme alla scarsa attività fisica sono stati correlati a un maggior rischio di sviluppare alcune patologie tumorali. È necessario porre attenzione anche al consumo di alcuni alimenti e bevande: è possibile, infatti, che il loro utilizzo permetta di veicolare all’interno del nostro corpo sostanze tossiche in grado di favorire la cancerogenesi. Viceversa un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti e alimenti vegetali può impattare positivamente sullo stato di salute e fornire i nutrienti che hanno mostrato di possedere effetti antitumorali.

È importante tenere sotto controllo il proprio peso corporeo e mantenersi in normopeso. Il normopeso è identificato da un IMC (indice di massa corporea) comprensivo tra 18,5 e 25. Puoi calcolare il tuo IMC dividendo il tuo peso espresso i Kg per il quadrato della tua altezza espressa in metri.

Da un'intervista del Dr. Franco Berrino sull'alimentazione:

........"Limitare ed evitare sono due termini che vengono usati nel Codice europeo per la prevenzione dei tumori, redatto da una serie di commissioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS1), su incarico dell’Unione europea per dare consigli ai cittadini per non ammalarsi. Vi sono in particolare consigli sull’alimentazione.

Si dice, ad esempio, di evitare le bevande zuccherate e limitare i cibi ad alta densità calorica e cioè i cibi ricchi di grassi e di zuccheri, proposti dall’industria alimentare e tipicamente pubblicizzati in televisione. Non dobbiamo considerare solo “Pepsi, Coca Cola, Estathé, ma anche i succhi di frutta zuccherati e gli yogurt zuccherati. Essi hanno tante responsabilità nella nostra cattiva salute, in particolare quella di causare obesità”.

E poi vi è una formulazione che consiglia di evitare le carni lavorate (fondamentalmente i salumi) e limitare le carni rosse. Le carni rosse sono associate al cancro dell’intestino, soprattutto per colpa della presenza del ferro: esso è molto ossidante e aiuta la sintesi di sostanze cancerogene. Le carni conservate, invece, sono da evitare perché oltre a essere ricche di ferro, sono trattate con nitriti e nitrati. C’è qualcosa da fare per limitare il danno se qualcuno vuole mangiare carni rosse: “E’ bene che nel piatto si mettano tante verdure, dato che contengono sostanze antiossidanti”. Tra le 500.000 persone seguite in 10 paesi europei, quasi 7.000 di loro si sono ammalate di cancro all’intestino: è stato osservato che quelli che mangiavano carni rosse si ammalavano di più, mentre coloro i quali mangiavano carni rosse accompagnate da verdure si ammalavano sempre, ma in misura minore.

Cambiare sì, ma gradualmente “Cambiare è difficile, anche perché siamo affezionati alle nostra abitudini.” Dopo la seconda guerra mondiale è iniziato il periodo del benessere nel quale si mangiava tanta carne in quanto si pensava facesse bene. Siamo stati così abituati a mangiare tanta carne, troppa.

C’è chi ha una conversione oggigiorno: vi sono ragazzi che diventano vegani per ragioni etiche, per esempio. “È un bene da un lato, però bisogna stare attenti; bisogna essere colti per diventare vegani. Vi sono dei vegani che mangiano malissimo: bevande zuccherate, whisky, farine raffinate e così via. Vegano sì, ma con attenzione”.

Quel che il dottor Franco Berrino raccomanda è di cambiare con una certa gradualità, mangiando i cibi nella loro integralità. Cereali integrali, quindi, e non raffinati, che sono alla base delle raccomandazioni del Codice europeo. “Basate la vostra alimentazione quotidiana prevalentemente su cibo di provenienza vegetale, non industrialmente raffinato”. Cioè non il pane bianco ma il pane fatto con il grano macinato, non il riso bianco ma il riso integrale e così via. È dunque necessaria una varietà di cereali integrali, di legumi, di verdura e di frutta.

Chi però non è abituato a mangiare i fagioli e i cereali integrali, se inizia improvvisamente a mangiare in questo modo, non ha i microbi giusti nell’intestino per digerire tali alimenti, e... “gli scoppia la pancia!”. Per questo motivo, il Prof. Berrino ribadisce la necessità di cambiare con una certa gradualità incominciando a introdurre delle cose sane in modo da non violentare il nostro organismo con il cambiamento.

Da sempre Franco Berrino sostiene che le carni rosse debbano venire consumate in maniera limitata, evitando invece del tutto quelle conservate. Il fatto è che soprattutto negli anni dopo la seconda guerra mondiale la produzione della carne è stata per lo più effettuata in maniera non consona, senza alcun rispetto per l’animale. Se invece li allevassimo in maniera diversa potrebbe fare “meno” male il suo consumo? “E’ possibile – spiega Berrino – però il rischio di cancro da carni rosse è legato intrinsecamente alla loro natura”. Il motivo è dato dalla ricchezza di ferro da un lato e la ricchezza di grassi saturi dall’altro. “Possiamo ribellarci al modo in cui vengono allevati gli animali per questioni etiche ma non tanto perché sia il modo di allevarli che li fa divenire nocivi”. “Io non ho niente contro la carne. Ogni tanto la mangio anch’io, magari un paio di volte all’anno. Il problema è proprio la frequenza con cui noi mangiamo proteine animali; c’è questo mito delle proteine”. Oggi i nostri bambini sono esageratamente nutriti, mangiano tre/quattro volte le proteine di cui hanno bisogno. A scuola gli si dà proteine animali tutti i giorni: carni rosse, carni bianche, il formaggio, l’uovo, il pesce. “L’eccesso di proteine nelle diete è una delle principali cause dell’epidemia di obesità che c’è nella nostra popolazione”. Più proteine si mangiano, più è facile diventare obesi. Diversa è la situazione per la produzione del latte. “Il latte di oggi è molto diverso da quello di una volta”.Una volta le mucche facevano 10 litri di latte quando mangiavano l’erba. “Adesso non si può più dare l’erba alle mucche, farebbero soltanto 10 litri di latte. Bisogna darle molte più proteine affinché riescano a produrre 40/50 litri di latte al giorno. Addirittura negli Stati Uniti ci sono degli allevamenti dove producono 100 litri di latte al giorno.” Però bisogna rimpinzarle di proteine per poter fare questo, e allora gli si da la soia transgenica che viene prodotta nelle grandi monoculture e viene utilizzata per nutrire le vacche per fare il latte e nutrire i vitelli per farli crescere in fretta. Questo latte è molto diverso da quello di un tempo e può essere anche nocivo.